LE SETTE CHIESE DELL'APOCALISSE

Noi abbiamo visto che l'Apocalisse non è il libro misterioso e nascosto come si pretende. Al contrario è una rivelazione, un messaggio che svela ai servitori di Dio ciò che deve avvenire.

Noi abbiamo letto che Cristo è descritto in mezzo a sette candelabri d'oro. Questi sette candelabri sono sette chiese (Apoc. 1:12 e 20). Poiché Cristo aveva promesso di edificare la SUA chiesa e non SETTE chiese, si tratta ben delle sette fasi successive, dei sette aspetti e delle caratteristiche principali che la chiesa presenterà durante le sette epoche della sua esistenza.

Vi erano, all'epoca dell'apostolo Giovanni, delle congregazioni che esistevano in Asia Minore. Queste congregazioni esistevano segnatamente nelle città di Efeso, di Smirne, di Pergamo, di Tiatiri, di Sardi, di Filadelfia e di Laodicea. Ben'inteso, nessuna di queste congregazioni era perfetta. Ecco perché nel Suo messaggio, Cristo le incoraggerà a vincere ed Egli mostrerà le loro debolezze.

Però, esse hanno cessato di esistere da molto tempo. Erano esse le sole congregazioni in quel tempo? No, ve ne erano molte altre, qualcuna più importante di quelle che vengo di menzionare.

Ma cosa ne è della profezia contenuta in ogni messaggio che era a loro rivolto nel secondo e terzo capitolo dell'Apocalisse? E' stata essa adempiuta?

Se questi messaggi con le loro promesse e i loro avvertimenti si rivolgevano solo alle sette congregazioni situate in queste città all'epoca dell'apostolo Giovanni, allora noi non dobbiamo più preoccuparci.

Noi vedremo che queste sette congregazioni simbolizzano sette ere consecutive della vera chiesa di Dio, delle epoche che si succederanno dal primo secolo fino ai nostri giorni e fino al ritorno di Cristo.

Queste lettere si rivolgevano a tutti i cristiani di tutte le epoche? Si, poiché noi dobbiamo coltivare le qualità menzionate e sbarazzarci delle debolezze che vi sono descritte.

Notate bene che noi troviamo una successione nel tempo, poiché Gesù annuncia a una: "Io vengo tosto" (Apoc. 3:11) e a un'altra: "Io sono alla porta e picchio" (Apoc. 3:20).

Certi pretendono che le sei prime congregazioni sono il simbolo del primo secolo della riforma e che la settima rappresenta la riforma stessa. Possiamo noi pretendere che dopo la riforma, Gesù Cristo è alla porta e che Egli picchia, come dire che Egli è sul punto di ritornare sulla terra? No! Per conseguenza, questa affermazione è anche falsa.

Il ritorno di Cristo non è annunciato in ognuno di questi messaggi, come certi lo pretendono citando Apocalisse 2:5 dove noi leggiamo: "Ricordati dunque donde sei caduto, e ravvediti, e fai le opere di prima; se no, verrò a te, e rimuoverò il tuo candelabro dal suo posto, se tu non ti ravvedi".

Quando Gesù Cristo dice: "Io verrò a te", Egli non si riferisce al Suo ritorno! Si tratta di un intervento condizionale. Infatti questo messaggio si rivolge alla prima epoca della chiesa edificata da Cristo, quella alla quale Egli dà il nome di Efeso. Se questa epoca non si pente, Gesù Cristo verrà a essa "per togliere il candelabro dal suo posto". Ed è bene quello che è successo quando, dopo avere visto la sede trasferita da Gerusalemme a Pella, Egli passa in seguito a Efeso e più tardi, il piccolo rimanente di questa prima epoca passa nella seconda, quella di Smirne.

Si afferma che queste chiese sono contemporanee oggi. In questo caso, dov'è la chiesa di Efeso, o quella di Laodicea? Dov'è la chiesa di Smirne che deve avere una tribolazione di dieci giorni, cioè a dire dieci anni, secondo il principio dato dall'Eterno in Numeri 14:34 spiegando che un giorno rappresenta un anno.

Infine, altri pretendono che esse saranno tutte là al ritorno di Cristo.

Noi abbiamo già letto che Cristo si tiene in mezzo ai sette candelabri che rappresentano le sette chiese. Rileggiamolo: "E come mi fui voltato, vidi sette candelabri d'oro; uno simile a un figliuol d'uomo (...) i sette candelabri sono le sette chiese" (Apoc. 1:12-13 e 20).

Se i messaggi, le lettere non concernavano che le congregazioni che esistevano all'epoca dell'apostolo Giovanni, perché non avere menzionato la più antica e la più importante, la congregazione di Colosse?

Colosse era a 20 km. Da Laodicea. Questa città era ugualmente sulla strada del corriere ed era un cambio postale come le altre! Perché essa è ignorata? E' per limitarsi alla cifra sette che è una cifra completa? Perché ne descrivere solo sette quando ci sono molte più chiese che sono più importanti?

Da Efeso a Smirne, ci sono 64 km.
Da Smirne a Pergamo, ci sono 96 km.
Da Pergamo a Tiatiri, ci sono 72 km.
Da Tiatiri a Sardi, ci sono 43 km.
Da Sardi a Filadelfia, ci sono 40 km.
Da filadelfia a Laodicea ci sono 67 km.

Ci si può stupire della prossimità di queste città e dell'importanza delle differenze delle loro congregazioni.

Quando noi leggiamo il messaggio a queste congregazioni, noi notiamo che degli avvenimenti particolari debbono svolgersi. Per esempio, la congregazione di Efeso deve vedere l'apparizione di falsi apostoli e questo fu ugualmente il caso per la prima epoca della chiesa a cui questo messaggio è destinato.

"Io conosco le tue opere e la tua fatica e la tua costanza e che non puoi sopportare i malvagi e hai messo alla prova quelli che si chiamano apostoli e non lo sono, e li hai trovati mendaci" (Apoc. 2:2).

La chiesa di Smirne, essa ha dovuto fare fronte ad una tribolazione di dieci giorni -- dieci anni -- e questo ebbe luogo dall'anno 303 all'anno 313.

"Non temere quel che avrai da soffrire; ecco, il diavolo sta per cacciare alcuni di voi in prigione, perché siate provati: e avrete una tribolazione di dieci giorni. Sii fedele fino alla morte, e io ti darò la corona della vita" (Apoc. 2:10).

Questo dettaglio solo così come altri, provano che il messaggio alle sette chiese dell'Apocalisse, non è destinato a delle chiese contemporanee o alle congregazioni che, all'epoca, erano stabilite nelle città di Efeso, di Smirne, di Pergamo, di Tiatiri, di Sardi di Filadelfia e di Laodicea.

In effetti, quando una chiesa è perseguitata, con una tale violenza che essa può trascinare la morte, come Cristo l'ha annunciato a Smirne, tutte le altre che sono così vicine dovrebbero subire la stessa sorte. Noi non possiamo immaginare che qualcosa di così grave succede a Smirne mentre Efeso che è a 64 Km da là, non è concernata!

Se una persecuzione doveva abbattersi sulla Chiesa dell'Iddio vivente, questa stessa persecuzione si abbatterebbe sulle congregazioni delle città delle vicinanze e senza dubbio, sulle congregazioni dei paesi vicini.

Noi possiamo dunque concludere con certezza che le sette chiese menzionate nei capitoli 2 e 3 del libro dell'Apocalisse sono successive. Esse sono sette tappe, sette epoche nella storia della sola e unica chiesa edificata da Cristo.

Le città che hanno dato il loro nome a queste sette chiese, erano all'epoca di Giovanni delle tappe, dei cambi postali. Un portatore del corriere su questo cambio postale che si trovava a Efeso, si ritrovava più tardi a Smirne, poi ancora più tardi a Pergamo e così di seguito. La distribuzione della posta si faceva di turno in turno, successivamente e non simultaneamente. Tutto come c'è una successione cronologica per le sette epoche delle chiese.

L'esame delle Scritture rivela che coloro che furono fedeli a Dio, non formarono mai una maggioranza.

Già all'epoca del Diluvio, solo Noè è considerato giusto davanti a Dio. Più tardi, Elia è persuaso di essere solo e dopo l'ascensione di Cristo, un piccolo numero solamente si trovò riunito per osservare la festa delle settimane o festa della Pentecoste.

In seguito la Chiesa prende una partenza folgorante. Circa 3000 battezzati al giorno della Pentecoste (Atti 2:41) e circa 5000 si fecero battezzare più tardi (Atti 4:4). Inseguito le cose si assestano, al punto di perdere quasi la traccia della chiesa durante dei secoli.

Rivolgendosi a Pietro, Gesù aveva fatto una promessa concernente la Sua Chiesa: "Io altresì ti dico: Tu sei Pietro (Petros - sasso), e su questa pietra (Petra - roccia, qui Cristo fa menzione a sé stesso) edificherò la mia Chiesa, e le porte dell'Ades non la potranno vincere" (Matteo 16:18).

Pietro si chiamava "Simone". Ma quando Andrea, suo fratello, lo presentò a Gesù, Costui cambiò il suo nome in "Cephas" o "Kephas" (Giov. 1:40-42). "Kephas" è un nome arameno che è tradotto in greco per "Petros" che significa una pietra che si può muovere con un piede o che si può raccogliere per lanciare.

Per contro la parola "petra" significa una roccia, una massa rocciosa ferma e irremovibile, che non si può spostare.

Gesù ha detto a Pietro: "Tu sei Pietro, un sasso, ma, questa roccia ferma e irremovibile", Egli parlava di Lui stesso, "Io edificherò la MIA Chiesa". E non è questione di più chiese, ma di una sola.

E' quello che le Scritture confermano. Isaia scrive: "Perciò così parla il Signore, l'Eterno: Ecco, io ho posto un fondamento in Sion (la Chiesa) una PIETRA, una pietra provata, una pietra ANGOLARE preziosa UN FONDAMENTO SOLIDO; chi confida in essa non avrà fretta di fuggire" (Isaia 28:16).

Paolo aggiunge: "Essendo stati edificati sul fondamento degli apostoli e dei profeti, essendo Cristo Gesù stesso la pietra angolare" (Efesini 2:20). La pietra angolare è la pietra di fondamento. E affermando che: "Le porte del soggiorno dei morti non preverranno su di essa", Gesù si riferiva alla tomba ed Egli prometteva che la tomba non prevarrà mai sulla Sua chiesa, ma Egli ci fa comprendere ugualmente, che essa non sarebbe mai che un piccolo gregge (Luca 12:32), dando talvolta l'impressione di essere sul punto di sparire, di morire.

Però, prima di lasciare i Suoi discepoli, Gesù fece loro una promessa rassicurante, eccola: "Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo" (Matteo 28:20). E' una delle ragioni per le quali Egli è descritto al primo capitolo dell'Apocalisse, in mezzo ai sette candelabri, questi candelabri simboleggiano le sette chiese o meglio, le sette tappe consecutive della SUA SOLA chiesa, che non cessò mai di vivere o di sopravvivere e sarà così, fino al ritorno di Cristo.

Noi abbiamo iniziato lo studio del libro dell'Apocalisse. Noi abbiamo constatato che le sette chiese che sono menzionate in questo libro, non potevano essere contemporanee e che infatti, esse erano le tappe successive della sola e vera chiesa edificata da Cristo.

La chiesa deve conoscere sette epoche, ciascuna portando delle attitudini differenti secondo le circostanze, gli avvenimenti e soprattutto lo zelo dei suoi membri.

Nel momento in cui l'apostolo Giovanni ha tutte le sue visioni, egli è l'ultimo dei dodici, gli altri undici apostoli sono deceduti, anche Paolo è morto. Giovanni è un uomo anziano.

Le lettere indirizzate alle sette chiese, contengono dei rimproveri, ma anche degli incoraggiamenti. Ognuna di queste lettere inizia con una descrizione di Cristo e finisce con una promessa fatta ai membri che persevereranno e che vinceranno.

Vediamo rapidamente per ogni epoca, la descrizione di Cristo e questa promessa fatta ai fedeli.

A Efeso: "Queste cose dice colui che tiene le sette stelle nella sua destra, e che cammina in mezzo ai sette candelabri d'oro (...). A chi vince io darò a mangiare dell'albero della vita, che sta nel paradiso di Dio" (Apoc. 2:1 e 7).

Le sette stelle sono i sette angeli delle sette chiese e i sette candelabri sono le sette chiese (Apoc. 1:20).

L'albero della vita è lo Spirito Santo, questa potenza che risusciterà tutti i morti in Cristo, alla prima resurrezione (Romani 8:11).

A Smirne: "Queste cose dice il primo e l'ultimo, che fu morto e tornò in vita (...). Chi vince non sarà punto offeso dalla morte seconda" (Apoc. 2:8 e 11).

Il primo e l'ultimo è Colui che comincia e che finisce. E' il Creatore. Colui che vincerà, fino alla persecuzione, fino alla morte, non conoscerà la morte seconda, la morte definitiva nello stagno di fuoco. Questo messaggio conferma che l'uomo non possiede un'anima immortale.

A Pergamo: "Queste cose dice colui che ha la spada acuta a due tagli (...). A chi vince io darò della manna nascosta, e gli darò una pietruzza bianca, e sulla pietruzza scritto un nome nuovo che nessuno conosce, se non colui che lo riceve" (Apoc. 2:12 e 17).

Questa spada è la Parola di Dio (Ebrei 4:12).

La manna nascosta è Cristo. Egli è il pane vivente, il pane della vita (Giovanni 6:48-63). Quanto alla pietruzza bianca, era una sorta di lasciapassare che dava accesso ai banchetti pagani.

Si tratta "DELLA TESSERA" che fu sostituita più tardi con un gettone di metallo o di avorio. Ai nostri giorni noi utilizziamo un ticket di entrata o un biglietto d'invito.

Colui che riceverà questa pietruzza, avrà un nuovo nome. Sembrerebbe che Dio cambierà il nome dei Suoi veri discepoli, come Egli ha fatto per Abramo, Giacobbe, Simone, ecc..

A Tiatiri: "Queste cose dice il Figliuol di Dio, che ha gli occhi come fiamma di fuoco e i cui piedi sono come terso rame (...). E a chi vince e persevera nelle mie opere sino alla fine io darò potestà sulle nazioni, ed egli le reggerà con una verga di ferro frantumandole a mo' di vasi d'argilla; come anch'io ho ricevuto potestà dal Padre mio. E gli darò la stella mattutina" (Apoc. 2:18 e 26-27).

Questa descrizione di Cristo appare già nel primo capitolo.

Le nazioni saranno sulla terra, poiché bisognerà pascerle con una verga di ferro, cioè a dire con la potenza e l'autorità che Dio darà a coloro che avranno vinto. La ribellione di queste nazioni dovrà essere frantumata, ma questo si farà, facilmente, così agevolmente come quando si frantuma un vaso d'argilla.

Apocalisse 22:16 ci rivela che la stella del mattino è Gesù Cristo Lui stesso. Coloro che vinceranno illumineranno il mondo. Essi mostreranno alla gente la via da seguire. La stella del mattino è quella luce che illumina nelle tenebre e che vede arrivare l'alba.

A Sardi: "Queste cose dice colui che ha i sette Spiriti di Dio e le sette stelle (...). Chi vince sarà così vestito di vesti bianche, ed io non cancellerò il suo nome dal libro della vita, e confesserò il suo nome nel cospetto del Padre mio e nel cospetto dei suoi angeli" (Apoc. 3:1 e 5).

Colui che ha i sette spiriti e le sette stelle, è semplicemente Cristo, come noi possiamo leggerlo nel primo capitolo di questo libro. I vestiti bianchi di cui il vincitore sarà vestito sono simbolo della giustizia. Il libro della vita dove il suo nome non sarà cancellato è colui nel quale Dio scrive il nome di tutti coloro che fanno un patto con Lui, coloro che promettono di fare tutta la Sua volontà. Notate che Dio si riserva il diritto di cancellare i nomi di coloro, che non rispetteranno il patto fino alla fine.

A Filadelfia: "Queste cose dice il santo, il verace, colui che ha la chiave di Davide, colui che apre e nessuno chiude, colui che chiude e nessuno apre (...). Chi vince io lo farò una colonna nel tempio del mio Dio, ed egli non ne uscirà mai più; e scriverò su lui il nome del mio Dio e il nome della città del mio Dio, della nuova Gerusalemme che scende dal cielo d'appresso all'Iddio mio, e il mio nuovo nome" (Apoc. 3:7 e 12).

Il Santo, il Verace, è ben'inteso Gesù Cristo. Egli ha la chiave di Davide, poiché Egli si sederà sul trono di Davide al Suo ritorno (Isaia 9:5-6, Geremia 33:14-16).

Dio il Padre e Gesù sono il tempio conformemente a Apocalisse 21:22. I veri cristiani risusciteranno per divenire la "colonna" e il sostegno della verità, come Giacomo, Cefa e Giovanni lo furono (Galati 2:9).

Infine, noi arriviamo a Laodicea: "Queste cose dice l'Amen, il testimone fedele e verace, il principio della Creazione di Dio (...). A chi vince io di sedere meco sul mio trono, come anch'io ho vinto e mi sono posto a sedere col Padre mio sul suo trono" (Apoc. 3:14 e 21).

L'espressione "il principio della creazione", è tradotta dal greco "arché" che significa "principio" o "origine". Secondo i numerosi lessici, questa parola può avere un senso attivo come "incominciare", "colui che comincia" o "l'autore della creazione". Questa parola non ha equivalente nella lingua italiana.

Ricordatevi che nel suo evangelo, parlando di Cristo o della Parola, Giovanni scrive: "Nel principio era la Parola, e la Parola era con Dio, e la Parola era Dio (...). Tutte le cose sono state fatte per lei". Questo versetto indica chiaramente che al principio, Cristo, la Parola era presente. Egli è dunque il "principio" di tutte le cose. E' Lui l'Eterno dell'Antico Testamento!

Colui che vincerà durante questa ultima epoca, ha la promessa di sedersi sul trono di Cristo che, Lui, sarà divenuto allora il Re dei re.

Noi stiamo vedendo le promesse fatte alle sette chiese che devono succedersi dopo la Pentecoste nell'anno 31 della nostra era, fino al ritorno del nostro Salvatore.

La chiesa di Efeso è l'epoca dei primi apostoli, essa è quella che ha perpetuato l'apostolo Giovanni, essa andrà anche un pò più lontano nel tempo. A questa epoca degli apostoli, la gente considerava la chiesa come una setta. Leggiamo ciò che Paolo dice al governatore Felice: "Ma questo ti confesso, che secondo la Via ch'essi chiamano SETTA, io adoro l'Iddio dei padri, credendo tutte le cose che sono scritte nella legge e nei profeti" (Atti 24:14).

In questo passaggio la parola "setta" è tradotta da "heresis" che significa "eresia". Una eresia è in contraddizione con il modo di pensare della maggioranza. Benchè questo modo di pensare del più gran numero non è sempre la verità.

E' una dottrina contraria all'ortodossia nel seno di una religione stabilita, è quello che urta le opinioni "considerate" come giuste e ragionevoli. L'ortodossia è l'insieme delle dottrine "considerate" come vere dalla frazione dominante, è quello che è insegnato ufficialmente, è quello che è considerato dalla maggioranza come la sola verità.

Poiché il modo di vivere di Paolo e il suo insegnamento non era in conformità con quello che credeva la maggioranza di quell'epoca, Paolo era accusato di far parte di una setta, di una chiesa eretica e tutti coloro che vissero come Paolo ricevettero un nome. Leggiamolo: "Abbiamo dunque trovato che quest'uomo è una peste, che eccita sedizioni fra tutti i Giudei del mondo, è il capo della setta dei NAZAREI" (Atti 24:5).

Cristo rimprovera a questa epoca di avere abbandonato il suo primo amore. Il suo zelo declinava, essa si autorizzava dei compromessi con la parola di Dio, essa declinava spiritualmente. Egli consiglia di pentirsi, in mancanza di questo Egli toglierà il candeliere dal suo posto.

E' quello che è successo quando il seggio centrale che si trovava a Gerusalemme fu spostato e si ritrovò a Efeso (Atti 19:1 e 10-12). E' là che l'apostolo Giovanni morì dopo il suo esilio sull'isola di Patmo.

Questa lettera finisce, come è il caso per tutte le altre con questa piccola frase: "Chi ha orecchio ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese (...)".

Ogni messaggio è dunque un messaggio per tutte le epoche e noi abbiamo una grande lezione da trarne: "Chi ha orecchie ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese", dei rimproveri che Cristo manda alla SUA chiesa. Essa ha abbandonato il suo primo amore, essa tollera che delle false dottrine la penetrano e perturbano la verità, l'insegnamento della parola di Dio. Essa manca di zelo, le sue opere non sono perfette e al tempo della fine, poiché essa è tiepida, Dio dichiara di essere sul punto di vomitarla.

La chiesa di Dio, questo piccolo gregge di pecore fedeli ha sopravvissuto a tutte le persecuzioni. Sovente, sotto la persecuzione essa è stata obbligata di fuggire come Cristo gli aveva consigliato. I membri della chiesa furono costretti a emigrare e si trovano le loro tracce in seguito nel nord dell'Italia, in Francia, in Olanda, in Germania, in Inghilterra, negli Stati Uniti.

Questa chiesa ha sempre saputo che essa doveva osservare la legge di Dio che comprende l'osservanza del giorno di riposo il sabato e non la domenica. Essa osserva le feste annuali dell'Eterno e non le feste pagane alle quali hanno messo una etichetta cristiana, come il Natale, l'Assunzione, Ognis santi, ecc., le quali non sono menzionate nella Bibbia. Essa osserva la Pasqua e non le Pasque. Che non sono bibliche.

Essa sà che la Trinità non è menzionata neanche una sola volta nelle Scritture e che lo Spirito Santo è semplicemente la potenza di Dio, è il pensiero dell'Iddio vivente e che Egli lo dà a coloro che gli ubbidiscono (Atti 5:32).

Riassumendo, essa vive di ogni parola che esce dalla bocca di Dio, ed essa si sottomette a Dio senza interpretare la Sua Parola.